Studenti con disabilità e DSA nelle lauree e nei percorsi abilitanti

Convegno "Studenti con disabilità e DSA nelle lauree e nei percorsi abilitanti"

Convegno: Studenti con disabilità/DSA nelle lauree e nelle professioni abilitanti – Milano 6 luglio 2018, Sede della Regione Lombardia
A cura di Marisa Pavone (Presidente CNUDD) e Elio Borgonovi (Coordinatore CALD)
Programma

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Conclusioni

Durante il convegno sono state presentate situazioni quali, ad esempio, uno studente universitario discalculico frequentante Scienze Infermieristiche, una studentessa non vedente a Scienze della Formazione Primaria, una studentessa con tetraparesi spastica a Medicina. Tanti altri casi potrebbero essere tratti dall’esperienza di ogni delegato. Di fronte a queste situazioni sorgono alcune domande naturali. Si tratta di situazioni eccezionali: cioè studenti inseriti in corsi di studio abilitanti alla professione non adeguati alle loro possibilità per carenze nei processi di orientamento in ingresso, o di ri-orientamento? Sono anomalie da gestire dunque isolatamente, “caso per caso”? Oppure, all’opposto, sono esperienze giustificate dall’evoluzione tecnologica, scientifica e socio-culturale - nuove istanze proposte dagli interessati e dalle associazioni di settore - che sollecitano innovazioni in ambito accademico, sui piani della ricerca, didattico, organizzativo, istituzionale?
Sia l’intenso dibattito all’interno dell’assemblea dei Delegati CNUDD, sia i numerosi quesiti che frequentemente vengono proposti al MIUR (in particolare, alla Direzione generale per lo studente) dimostrano che la questione non può essere risolta come se si trattasse di situazioni extra-ordinarie. I casi rappresentano la punta di un iceberg rispetto alla quale, nel sommerso, si sostanziano decisioni, responsabilità, prassi generali e particolari, che il Convegno ha fatto emergere e posto all’attenzione di istituzioni, mondo del lavoro, associazioni. Prima fra tutte l’università, non nell’ottica di sgranare le maglie di una realtà problematica, come a rassegnarsi all’insolubilità della stessa; al contrario per riconoscerne la pregnanza e cercare di metterne in luce lo spessore.

Il ricco dibattito favorito dai contributi offerti al confronto all’interno del Convegno, da parte dei dirigenti, professionisti, studiosi e istituzioni intervenuti – MIUR, Rettori, Conferenza dei Presidenti dei Corsi di Laurea in medicina e chirurgia e delle Classi di Laurea delle professioni sanitarie, Società di Pedagogia Speciale, esperti, associazioni – ha consentito di mettere in luce le molteplici sfaccettature e i diversi punti di osservazione della questione, in ottica reticolare, costruttiva e collaborativa. Lo “stato dell’arte”, descritto da una varietà di testimoni, ha evidenziato diversi risvolti sintetizzabili in temi di carattere generale e temi specifici.

 

Temi di carattere generale

  • 1. Le problematiche degli studenti con disabilità e DSA nelle lauree abilitanti devono essere affrontate secondo il paradigma della complessità. Quindi possono essere gestite non tanto e solo attraverso specifiche misure isolate (obbligatorie per legge, previste nelle “Linee guida” della CNUDD, definite da specifiche procedure dei singoli Atenei), ma tramite un uso coordinato di azioni che, rientrando nel concetto generale di “accomodamento ragionevole” (Convenzione ONU, 2006), possono e devono essere adattate agli specifici contesti (tipologie di corsi di laurea, numerosità degli studenti, edifici, metodi e modelli didattici, impiego di tecnologie) e alle specifiche esigenze di ogni studente (processi di personalizzazione). Al riguardo, sono emerse esigenze diverse tra i Delegati dei Rettori, che devono essere tra loro conciliate con professionalità e senso di responsabilità nei confronti dell’Università, dei Colleghi, degli stessi studenti:
    Da un alto l’esigenza di avere certezze e omogeneità di trattamento, cui si risponde con disposizioni legislative (ad esempio, per i test d’ingresso a carattere nazionale), linee-guida CNUDD (che costituiscono punti di riferimento per tutti gli Atenei), procedure condivise nei singoli Atenei (che evitano disparità di trattamento). Dall’altro, l’esigenza di personalizzazione poiché, come dicono molte teorie in campo sociologico, giuridico, etc., “non vi è nulla di più disuguale o iniquo che trattare nello stesso modo situazioni diverse”: la società moderna (non solo l’università) deve compiere ancora molti passi nella direzione della capacità di superare la logica della standardizzazione nell’affrontare i temi della diversità.
    La conciliazione delle due esigenze richiede di superare la logica di misure definite a priori in modo rigido - secondo categorie o tipizzazioni di disabilità e DSA - e assumere la responsabilità (e gli inevitabili rischi) del ragionevole adattamento o accomodamento.
     
  • 2. Peraltro, la personalizzazione deve essere un principio-guida da realizzare in misura più o meno soddisfacente, in rapporto alla effettiva disponibilità di persone addette ai servizi, alle loro professionalità/competenze, alle risorse tecnologiche e finanziarie che ogni Università decide/riesce a mettere in campo. Di fronte al crescente numero degli studenti con disabilità e DSA che hanno accesso al mondo accademico (aspetto indubbiamente positivo), si hanno finanziamenti specifici che appaiono sempre più inadeguati. Poiché si prevede che i finanziamenti all’Università non aumenteranno in modo significativo nei prossimi anni, anche in questo campo la sfida è quella di una migliore e più efficiente utilizzazione dei fondi.
     
  • 3. È stata messa a fuoco la prospettiva auspicabile attraverso cui considerare la frequenza degli studenti con disabilità e DSA in università, con specifici riferimenti alle caratteristiche delle lauree abilitanti: cioè quella di far leva sulle capacità esistenti più che su quelle mancanti. Una prospettiva secondo cui va letta la presenza di medici, infermieri e altri professionisti diventati disabili dopo aver conseguito il titolo universitario. Prendendo l’esempio dai ragionevoli adattamenti che essi hanno messo in campo nell’esercizio della professione, possono essere individuate soluzioni anche per gli studenti prima del conseguimento del titolo abilitante.
     
  • 4. La prospettiva di agire sulle capacità esistenti più che sui limiti, d’altra parte, non può essere considerata un principio assoluto, poiché deve misurarsi con le esigenze proprie della professione e con i vincoli oggettivi. Ad esempio, l’insegnamento nelle scuole dell’infanzia e primarie e l’esercizio della professione medica, infermieristica e di altre professioni sanitarie richiedono requisiti fisici, psichici e relazionali che sono sempre più sfidanti e rispetto ai quali emerge l’esigenza di consapevolezza e di responsabilità nei confronti degli altri. Si tratta comunque di temi che non riguardano solo gli studenti identificati da esperienze di disabilità o DSA, ma valgono in generale, per tutti coloro che esercitano una professione e per tutti i ruoli organizzativi. È esperienza assai diffusa quella di laureati cosiddetti “tipici”, che non hanno caratteristiche adeguate per la loro professione: si fa riferimento, in particolare, alla scarsa capacità da parte di educatori d’infanzia o delle scuole primarie, di gestire aule complesse (ad esempio multietniche, con differenze socio-economiche, etc.), con metodi idonei ad attrarre l’attenzione e a suscitare l’interesse dei bambini; oppure alle limitate attenzioni psicologiche e relazionali di medici e infermieri nei confronti dei pazienti e dei loro parenti.
     
  • 5. La prospettiva di far leva sulle capacità esistenti richiede quattro condizioni:
    - essere trasparenti nei confronti degli studenti e delle loro famiglie, con riguardo alle difficoltà che potranno essere incontrate negli specifici Corsi di Laurea e su quelle successive con riguardo alla occupabilità;
    - evitare di alimentare eccessive speranze e aspettative, sottovalutando le difficoltà con atteggiamenti che possano ingenerare illusioni, con il rischio di successive delusioni e sconforto;
    - rafforzare nello studente e nelle famiglie la consapevolezza e il senso di auto-responsabilità;
    - rispettare comunque la libertà di scelta (che discende dal diritto costituzionale delle persone con disabilità e DSA ad avere accesso ai più alti gradi di istruzione) e attivare durante il percorso di studio tutte le misure idonee a ridurre i rischi di fallimento accademico.
     
  • 6. Un approccio per rafforzare la consapevolezza e il senso di responsabilità consiste nel chiedere allo studente, al momento dell’iscrizione o nei primi anni del percorso universitario, di riflettere sul proprio progetto di vita, sui propri limiti, sulla determinazione e l’impegno che è disposto a mettere in campo, per superare i vincoli e far emergere le proprie potenzialità. Questo intervento non può essere affidato al Delegato né ai Servizi, ma richiede la consulenza di specifiche professionalità (che in alcune Università sono presenti in relazione ai Corsi di Laurea: ad esempio psicologia, pedagogia, filosofia, sociologia, etc., mentre in altre dovrebbero essere acquisite all’esterno), che possono essere coinvolte in vari momenti.
     
  • 7. Aiutare a riflettere sul progetto di vita non è solo un modo per rendere più efficace l’azione dei Delegati e dei Servizi, ma è anche una via per rendere sostanziali l’inclusione e il rispetto della dignità di ogni studente. Per compiere passi avanti in questa direzione devono essere messi in campo strumenti a vari livelli:
    - giuridici: sono necessari una revisione e un adattamento periodico della normativa, che per gli studenti con disabilità è stata definita vent’anni or sono in un contesto sociale, economico, tecnologico completamente ampiamente superato da quello attuale;
    - tecnici: è importante seguire l’evoluzione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, che oggi portano verso forme di “capacità aumentate” e che possono essere particolarmente utili agli studenti con disabilità e DSA;
    - organizzativi: è importante definire e adattare periodicamente le soluzioni organizzative adottate dai Servizi per studenti con disabilità e DSA e le procedure amministrative;
    - formativi-professionali: è indispensabile l’aggiornamento dei docenti e del personale tecnico e amministrativo, soprattutto negli Atenei con maggiori dimensioni e con un’elevata diversificazione dei corsi di laurea; è altresì importante la sensibilizzazione dei Delegati dei Rettori e dei Responsabili dei servizi, che può essere ottenuta anche tramite la raccolta e la condivisione di “buone pratiche”.

    8. Con riguardo alla professionalità, sono stati affrontati anche i seguenti aspetti:
    - il ruolo del Delegato del Rettore che può decidere autonomamente le misure compensative nei casi relativamente semplici, ma che nei casi complessi deve poter avere accesso a specifiche professionalità o deve poter condividere soluzioni con altri Colleghi (sarebbe utile raccogliere con sistematicità la casistica su cui oggi singoli Delegati chiedono risposte per casi particolari);
    - il ruolo dei tutor nei percorsi di laurea che prevedono tirocini: i tutor di tirocinio devono mettere in campo razionalità (nell’individuazione degli adattamenti ragionevoli), disponibilità, attenzione alle relazioni che consentono loro di diventare esempi, di fronte a studenti che possono avere specifiche difficoltà nell’affrontare i problemi nei contesti reali;
    - nelle Università dove sono presenti molteplici corsi abilitanti dislocati in differenti presidi ospedalieri, non di rado si riscontrano prassi e comportamenti diversi per i tirocini: si pone quindi l’esigenza di attivare momenti di coordinamento, per arrivare a definire prassi e atteggiamenti omogenei;
    - il ruolo dei medici competenti (che devono definire l’idoneità, la parziale idoneità o la non idoneità per le attività di tirocinio e in seguito nei luoghi di lavoro, quali l’ospedale): essi non possono avere tutte le conoscenze per decidere su casi complessi; quindi è necessario che possano esercitare la loro funzione insieme ai Delegati dei Rettori (problema del raccordo tra Università e strutture del SSN o della scuola) e che possano coinvolgere gli specialisti per i diversi tipi di disabilità.
     
  • 9. Tenendo conto della complessità e dell’esigenza di personalizzazione, i processi e le procedure riferite agli studenti con disabilità e DSA devono essere trasparenti e chiarire chi decide in ultima istanza, assumendo la responsabilità formale nei confronti degli studenti, dei tutor di tirocinio e di altri soggetti, durante i tirocini o dopo la laurea (tema di estrema delicatezza).

Temi specifici
Circa il ruolo delle specifiche istituzioni sono stati sottolineati i seguenti elementi.

  • 1. A livello di Università è emersa l’opportunità di:
    - un buon orientamento e una buona accoglienza in ingresso (tema segnalato più volte);
    - personalizzazione dei percorsi di studio degli studenti e loro monitoraggio ravvicinato, da parte di figure di riferimento (Docente referente nei corsi di studio e/o nel Dipartimento di afferenza; Tutor di tirocinio; Consiglio di corso di studi con la sola componente docenti);
    - agency dello studente e collaborazione con compagni di corso;
    - una didattica innovativa: disponibilità di servizi/tecnologie innovative di supporto; adattamento flessibile dell’azione didattica in presenza e a distanza; ruolo strategico del TIROCINIO e dei LABORATORI;
    - rendere accessibili i flussi di comunicazione interna, a diversi livelli (Ateneo, Dipartimenti, Corsi di studi, pagina personale del docente);
    - formazione dei Docenti e dei Tutor alla pari e specializzati;
    - raccordi con le istituzioni del territorio coinvolte: scuole, servizi sanitari e sociali, ospedali, servizi per l’impiego, mondo del lavoro, altro.

E’ auspicabile e opportuno pensare all’elaborazione di “LINEE GUIDA” interne alla CNUDD, utili a favorire prassi omogenee nei vari atenei, flessibili e aperte ai rapidi cambiamenti scientifici e tecnologici, che modificano il rapporto tra l’esercizio del diritto allo studio/formazione da parte dello studente e le esigenze della professione.

  • 2. A livello inter-istituzionale è opportuna:
    - la predisposizione di test accessibili, per l’ingresso nelle professioni abilitanti a programmazione nazionale e locale (accessibilità dei Test; impiego del PC, altro);
    - la valorizzazione del ruolo del tirocinio svolto in ambienti extra-universitari (raccordo con le scuole, i servizi sanitari ASL, i reparti ospedalieri);
    - l’accessibilità dei flussi comunicativi e degli ambienti extra-universitari;
    - la riflessione sui profili professionali, per verificare se sia possibile una loro flessibilizzazione;
    - l’interazione con gli ambienti di lavoro in cui si esercita la professione, per comprendere le esigenze contestuali (tempi delle prestazioni, caratteristiche, modalità e intensità dell’esercizio della professione).

E’ auspicabile e opportuno pensare a un TAVOLO INTER-ISTITUZIONALE di CONCERTAZIONE (MIUR, Sanità, CRUI/CNUDD, CUN, Associazioni), per dare senso al concetto di “soluzioni/adattamenti ragionevoli”, da individuare al fine di migliorare il rapporto tra diritto allo studio e esercizio di professioni abilitanti.

E’ anche auspicabile l’elaborazione, da parte del TAVOLO TECNICO, di “Linee Guida” nazionali

  • 3. A livello di ambienti di lavoro si richiedono:
    - riflessione sulla concreta disponibilità all’accoglienza e all’inclusione di dipendenti con disabilità/DSA negli ambienti ospedalieri, nei servizi sanitari e sociali, nelle scuole (aspetti logistici, comunicativi, organizzativi, relazionali)
    - riflessioni sull’opportunità del “giudizio di idoneità” alla professione

La sfida posta dal tema del Convegno è interessante e stimolante: la posta in gioco è il miglioramento della qualità dell’alta formazione e degli ambienti professionali per tutti, non solo per gli studenti con bisogni formativi speciali. Il Convegno ha contribuito a delineare il quadro d’insieme e le sue sfaccettature. Occorre ora definire un ordine di priorità: “Linee Guida” negli Atenei e Tavolo di concertazione inter-istituzionale.

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