Ascoltare la società. Superare il perimetro dell’accademia

Ascoltare la società. Superare il perimetro dell’accademia

L’intervento di Ferruccio Resta all’incontro “Università: per un Paese a prova di futuro”

12 novembre 2021

Signor Commissario, Signore e Signori Ministri, Autorità tutte. 

Magnifici Rettori, Colleghe e colleghi, Gentili Ospiti.
 
È un onore e un privilegio poter rivolgermi a voi.
A voi va il mio più vivo ringraziamento per essere qui con noi, con la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, contribuendo a un momento di riflessione, in circostanze straordinarie nella storia del nostro Paese.
 
Un momento difficile e complicato.
Da un lato abbiamo grandi aspettative per la ripresa economica: sono buone le proiezioni di crescita; le nostre aziende hanno ripreso ad operare e a guardare con fiducia al mercato interno e a quello estero.
 
Dall’altro, lo sappiamo bene, è presto per cantar vittoria. Siamo alle porte di una quarta ondata che rischia di rimettere alla prova l’Europa, in particolare la tenuta dei sistemi sanitari e dei sistemi produttivi.
 
Vi ringrazio per avere accettato l’invito ad intervenire a questa occasione di riflessione che ha l’obiettivo di capire il ruolo di formazione e ricerca, e quindi dell’università, in questo complicato momento.
 
Un’Università che, nel corso dei duri mesi della pandemia, ha dato dimostrazione di essere un’istituzione robusta, solida, unita. 
 
Ha risposto all’emergenza, passando nel giro di un paio di settimane alla didattica a distanza per oltre un milione e seicentomila studenti, sull’intero territorio nazionale, in condizioni non sempre favorevoli in termini di infrastrutture e di collegamenti.
 
Ha poi difeso, con continuità e convinzione, il valore della presenza nella formazione. Un valore che è alla base della crescita dei più giovani, dell’equilibrio e della tenuta di intere generazioni. Un valore che significa confronto e relazione, progettualità e pensiero critico.
 
Un’Università che si è battuta per il ritorno in aula, consapevole delle potenzialità delle tecnologie digitali come strumento che accresce e non diminuisce l’esperienza dell’insegnamento e dell’apprendimento.
 
Che con determinazione ha partecipato alla campagna vaccinale, adottando, con decisione e senza ripensamenti, misure di sicurezza ancora molto dibattute come il green pass.
 
Ed è da questo senso di responsabilità condivisa che oggi l’Università ha voluto aprire un confronto con i grandi attori della società civile: dalle istituzioni, nazionali ed europee, al mondo delle imprese, della cultura, della ricerca, della finanza…
 
Un confronto che si apre oggi, ma che sarà poi diffuso e condiviso a livello locale dai singoli atenei, secondo l’idea di un sistema universitario a rete, esattamente come nell’immagine guida che abbiamo scelto per dare veste grafica a questo incontro. Secondo l’idea di un’infrastruttura della conoscenza, del sapere e della competenza, cardine per lo sviluppo e la crescita di ogni economia avanzata.
 
 
Di fronte all’emergenza e via via nella fase di ripresa, abbiamo però capito che l’Università non sarebbe stata più la stessa: che la formazione, la ricerca e la vita dei nostri campus avrebbero subito grandi e veloci cambiamenti. Dalle aule ai contenuti della didattica. 
 
Abbiamo quindi avviato confronti all’interno del sistema della formazione e della ricerca, nazionale e internazionale, su cosa significhi essere un’Università in era post Covid.
 
È infatti innegabile che vivremo grandi sfide dettate:
dalla velocità del cambiamento nell’organizzazione industriale;
dalla pervasività delle tecnologie digitali e delle modalità di comunicazione;
dalla globalizzazione e de-globalizzazione del mercato del lavoro;
dal decentramento e dalla volatilità dell’occupazione;
dalle nuove strategie di sviluppo e di innovazione tecnologica;
dagli impatti della transizione ecologica;
dalla rigenerazione del patrimonio edilizio e delle infrastrutture.
 
Sfide rese ancora più difficili da alcune debolezze strutturali del nostro Paese:
dall’esiguo numero di laureati, specialmente nelle materie tecnico-scientifiche,
al ridotto livello di innovazione digitale;
dallo scarso impegno nell’attuazione delle politiche verdi,
alle tante, tantissime, sovrastrutture burocratiche che frenano ogni tentativo di rinnovamento.
 
In questo contesto, riteniamo che serva stabilire un nuovo patto di fiducia: un rinnovato accordo tra Università e impresa; tra Università e istituzioni. 
 
Consci dei nostri limiti, ma consapevoli di avere un grande potenziale, sappiamo che la prima necessità è quella di riformare noi stessi. Questo è lo scopo del Position Paper che vi presentiamo oggi.
 
Occorre dotare l’Università di una nuova fisionomia. Occorre riformarla, non in senso giuridico o normativo, ma in termini effettivi, concreti, pratici; con una serie di azioni volte a rendere l’Università più moderna, flessibile e internazionale.
 
Ed è per questo che abbiamo identificato alcune direttrici utili a modernizzare la formazione, a valorizzare la ricerca e a migliorare la gestione dei nostri atenei.
 
Per cogliere le sfide delle nuove professioni e del mercato del lavoro servono interdisciplinarità e contaminazione dei saperi. Serve affrontare le esigenze di cambiamento della formazione attraverso la valorizzazione degli strumenti digitali, la didattica innovativa, la differenziazione dell’offerta formativa.
 
Per cogliere le sfide globali e non temere il confronto internazionale dobbiamo favorire le alleanze tra atenei del territorio attraverso titoli di lauree congiunti, infrastrutture di ricerca condivise, programmi di dottorato nazionali e progetti di ricerca a rete
 
Per puntare a un maggiore livello di internazionalizzazione dei nostri atenei, è necessario potenziare il reclutamento dall’estero e il rientro degli studiosi, attrarre studenti da tutto il mondo, ma anche esportare un modello di Università italiana in alcune realtà chiave. Una per tutte l’Africa. 
 
Per comprendere e anticipare le urgenze di innovazione delle imprese e delle istituzioni, abbiamo bisogno di una ricerca d’eccellenza e di un trasferimento tecnologico efficace, di sistemi di reclutamento moderni per i ricercatori, di modelli di governance degli atenei più efficaci sul piano organizzativo, tecnico e amministrativo.
 
Per disegnare un’Università aperta, creativa e accogliente, dobbiamo infine poter contare su spazi e servizi adeguati ai migliori standard. Parliamo quindi di edilizia universitaria, di nuove residenze, ma anche e soprattutto di diritto allo studio e di pari opportunità. 
 
Sono queste direttrici chiave che ci permettono di affrontare le sfide tracciate dall’Europa e raccolte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che, non a caso, è partito proprio dalla formazione, dall’istruzione e dalla ricerca.
 
In attesa di tutti gli interventi indicati per la Missione 4, siamo pronti a rispondere alle prime linee guida della Missione 4.2, che pone particolare attenzione al rapporto tra Università e impresa. 
 
Stiamo facendo uno sforzo congiunto, di coordinamento dell’intero sistema universitario per rispondere alle prossime manifestazioni di interesse. Lasciate che lo descriva attraverso questo breve video.
 

 
Si tratta di azioni importanti, che richiedono responsabilità e impegno. Un vero banco di prova per il sistema universitario, nella consapevolezza che il PNRR non sia di per sé un fine, ma un mezzo. Uno strumento con cui disegnare l’Università del domani anche grazie a un legame più stretto tra ricerca e impresa. 
 
Ma oggi siamo qui per guardare l’Università da un nuovo punto di vista. 
Ecco perché il Position Paper rappresenta una condizione necessaria, ma non sufficiente
Ecco perché l’Università non si riduce alla sola Misura 4 del PNRR.
Ecco perché l’Università non va ridefinita esclusivamente dall’interno, ma nei rapporti con la società civile, riposizionandola al centro degli obiettivi del Paese.
 
Non per essere il fulcro di politiche dedicate ed esclusive, ma in quanto portatrice di elementi chiave non solo per l’attuazione del Piano di Ripresa e Resilienza, ma soprattutto per il futuro del nostro Paese. Futuro che comincia dal 2026.
 
Questi fattori sono: conoscenza, tecnologia e capitale umano. Elementi imprescindibili che rendono il sistema universitario un grande abilitatore, un moltiplicatore nel mettere in atto le riforme che il Paese si aspetta. 
 
La nostra missione è infatti trasversale. 
 
Non credo sia possibile occuparsi di transizione ecologica o di digitalizzazione, senza dialogare con l'Università per capire quali sono le ultime tecnologie e le innovazioni di frontiera.
 
Oppure ipotizzare le riforme di giustizia, sanità e pubblica amministrazione senza misurarsi con l’Università sulle nuove competenze e professionalità e su nuovi modelli organizzativi.
 
Non ritengo percorribile una crescita efficace dei territori o una vera rigenerazione urbana senza valorizzare la presenza degli atenei, garanti di tradizioni culturali, indispensabili per una rinnovata coscienza civica e per una società più responsabile e inclusiva.
 
Questo è il messaggio chiave della giornata di oggi:
 
Non pensiamo all’Università per l’Università.
Non riduciamo il ruolo dell’Università alla sola Missione 4.
Non commettiamo l’errore di ragionare e di operare per compartimenti stagni. 
 
Il confronto inizia oggi e deve superare il perimetro del sistema accademico.  
 
Dobbiamo esserne convinti, tutti. 
A partire da chi è seduto qui in sala.
Da chi porta con sé una visione strategica.
Da chi ha grandi responsabilità.
 
Noi sapremo ascoltare i vostri contributi.
Faremo tesoro dei vostri consigli.
Saremo pronti a disegnare insieme nuovi strumenti per un Paese a prova di futuro.
 
Grazie.

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