Alberto De Toni è il nuovo Presidente della Fondazione CRUI

Super User

Super User

Cavalieri Sergio - Rettore Università di Bergamo



- Professore Ordinario in Operations Management presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell’informazione e della Produzione all’Università degli studi di Bergamo.
- Prorettore al Trasferimento Tecnologico, Innovazione e Valorizzazione della Ricerca all’Università degli studi di Bergamo.
- Direttore di SdM - Scuola di Alta Formazione delI’Università degli studi di Bergamo (2016- 2018)
- Membro del CdA della Fondazione U4I — University for lnnovation avente come soci fondatori l’Università degli studi di Bergamo, I’Università degli studi di Milano Bicocca e l’Università degli studi di Pavia.
- Direttore del Master Universitario Executive in Gestione degli Asset e della Manutenzione Industriale (MeGMI) realizzato congiuntamente da SdM-Università degli studi di Bergamo e dal MIP-Politecnico di Milano.
- Presidente della Commissione Paritetica della Scuola di Ingegneria (2013-2016).
- Presidente deII’Associazione Italiana Docenti Impiantistica Industriale (AIDI) (2015-2019).
- Membro del CdA di Ateneo Bergamo (2012-2015.
- Coordinatore della commissione ministeriale di esperti del MUR dell’ambito “Innovazione per l’industria manifatturiera” per la stesura e il monitoraggio del Piano Nazionale della Ricerca 2021-2027.
- Componente della Commissione di Valutazione deII’AbiIitazione Scientifica Nazionale 2021- 2023.
- Membro delI’lFlP Working Group 5.1 on Advances in Production Management Systems e del IFAC Technical Committee 5.1 on Advanced Manufacturing Technology.
- Autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche su riviste scientifiche o atti di convegno internazionali.
- H-index Hc (a settembre 2021): 18.

Sintesi del profilo accademico

Dopo gli studi classici al liceo a Catania, mi sono laureato al Politecnico di Milano nel 1994 e successivamente nel 1998 ho conseguito il Dottorato in Ingegneria Gestionale presso l’Università degli studi di Padova. Nel 1999 ho preso servizio come ricercatore per il SSD Ing-Ind 17 — Impianti Industriali Meccanici presso il Politecnico di Milano e dal 2001 presso l’Università degli studi di Bergamo, dapprima come professore associato e dal 2010 come professore ordinario.

Per quanto riguarda le attività didattiche, oltre alla docenza negli insegnamenti istituzionali dei corsi di laurea presso il Campus di ingegneria, mi sono occupato della formazione dottorale come Vice-direttore del Dottorato DREAM delI’Università degli studi di Bergamo in collaborazione con I’Università degli studi di Pavia, e deiia formazione post-laurea con la direzione del Master Executive in Gestione degli Asset e della Manutenzione Industriale realizzato congiuntamente da SdM-Scuola di Alta Formazione e dal MIP-Politecnico di Milano, attualmente giunto alla XVII edizione e al primo posto nella classifica internazionale Best Master Ranking 2021 nella categoria “Industrial and Operations Management".

Per quanto concerne le attività di ricerca e di trasferimento tecnologico, come responsabile del CELS Research Group on Industrial Systems Engineering, Logistics and Service Operations), all’interno del Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell’informazione e della Produzione, sono stato coordinatore scientifico di numerosi progetti di ricerca a valere su bandi regionali, nazionali (PRIN e FISR) ed europei (Horizon 2020), responsabile scientifico di oltre 40 convenzioni di ricerca con aziende industriali e di servizi, coordinatore nazionale del Forum sul Service Management e Associate Editor delle riviste scientifiche internazionali Journal of Intelligent Manufacturing e Computers & Industrial Engineering.

Particolarmente impegnato nel corso degli anni nelle attività di public engagement come divulgatore scientifico, sono stato ospite in svariati convegni e simposi nazionali e internazionali (tra i quali il World Manufacturing Forum) sui temi dei Sistemi Manufatturieri Avanzati, di Industria 4.0 e delle Smart Cities. In ambito PE ho svolto il ruolo di coordinatore scientifico del progetto di ricerca Bergamo 2.035 e della rassegna Bergamo Next Level svoltasi a maggio 2021.

Per quanto riguarda le attività gestionali e organizzative, ho acquisito esperienze e competenze all’interno del nostro Ateneo come presidente della prima Commissione Paritetica della Scuola di Ingegneria istituita nel 2013, come componente del CdA di Ateneo Bergamo dal 2012 al 2015, come Prorettore al trasferimento tecnologico, innovazione e valorizzazione della ricerca a partire dal 2015, nel periodo 2016-2018 come direttore di SdM-School of Management, e dal 2018 come componente del CdA della Fondazione U4I - University for Innovation.

Attualmente coordinatore della commissione di esperti del MUR sui temi dell’innovazione dell’industria Manifatturiera nell’ambito del Piano Nazionale della Ricerca 2021-2027, componente della commissione UNI di manutenzione, componente del comitato scientifico del CI-LAM China- Italy Lab on Advanced Manufacturing), componente del Comitato tecnico-scientifico di AFIL (Associazione Fabbrica Intelligente Lombarda), componente della commissione di valutazione deII’AbiIitazione Scientifica Nazionale (ASN) 2021 — 2023, sono stato valutatore di numerosi programmi di ricerca in ambito nazionale e internazionale

Read more...

Ascoltare la società. Superare il perimetro dell’accademia

L’intervento di Ferruccio Resta all’incontro “Università: per un Paese a prova di futuro”

12 novembre 2021

Signor Commissario, Signore e Signori Ministri, Autorità tutte. 

Magnifici Rettori, Colleghe e colleghi, Gentili Ospiti.
 
È un onore e un privilegio poter rivolgermi a voi.
A voi va il mio più vivo ringraziamento per essere qui con noi, con la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, contribuendo a un momento di riflessione, in circostanze straordinarie nella storia del nostro Paese.
 
Un momento difficile e complicato.
Da un lato abbiamo grandi aspettative per la ripresa economica: sono buone le proiezioni di crescita; le nostre aziende hanno ripreso ad operare e a guardare con fiducia al mercato interno e a quello estero.
 
Dall’altro, lo sappiamo bene, è presto per cantar vittoria. Siamo alle porte di una quarta ondata che rischia di rimettere alla prova l’Europa, in particolare la tenuta dei sistemi sanitari e dei sistemi produttivi.
 
Vi ringrazio per avere accettato l’invito ad intervenire a questa occasione di riflessione che ha l’obiettivo di capire il ruolo di formazione e ricerca, e quindi dell’università, in questo complicato momento.
 
Un’Università che, nel corso dei duri mesi della pandemia, ha dato dimostrazione di essere un’istituzione robusta, solida, unita. 
 
Ha risposto all’emergenza, passando nel giro di un paio di settimane alla didattica a distanza per oltre un milione e seicentomila studenti, sull’intero territorio nazionale, in condizioni non sempre favorevoli in termini di infrastrutture e di collegamenti.
 
Ha poi difeso, con continuità e convinzione, il valore della presenza nella formazione. Un valore che è alla base della crescita dei più giovani, dell’equilibrio e della tenuta di intere generazioni. Un valore che significa confronto e relazione, progettualità e pensiero critico.
 
Un’Università che si è battuta per il ritorno in aula, consapevole delle potenzialità delle tecnologie digitali come strumento che accresce e non diminuisce l’esperienza dell’insegnamento e dell’apprendimento.
 
Che con determinazione ha partecipato alla campagna vaccinale, adottando, con decisione e senza ripensamenti, misure di sicurezza ancora molto dibattute come il green pass.
 
Ed è da questo senso di responsabilità condivisa che oggi l’Università ha voluto aprire un confronto con i grandi attori della società civile: dalle istituzioni, nazionali ed europee, al mondo delle imprese, della cultura, della ricerca, della finanza…
 
Un confronto che si apre oggi, ma che sarà poi diffuso e condiviso a livello locale dai singoli atenei, secondo l’idea di un sistema universitario a rete, esattamente come nell’immagine guida che abbiamo scelto per dare veste grafica a questo incontro. Secondo l’idea di un’infrastruttura della conoscenza, del sapere e della competenza, cardine per lo sviluppo e la crescita di ogni economia avanzata.
 
 
Di fronte all’emergenza e via via nella fase di ripresa, abbiamo però capito che l’Università non sarebbe stata più la stessa: che la formazione, la ricerca e la vita dei nostri campus avrebbero subito grandi e veloci cambiamenti. Dalle aule ai contenuti della didattica. 
 
Abbiamo quindi avviato confronti all’interno del sistema della formazione e della ricerca, nazionale e internazionale, su cosa significhi essere un’Università in era post Covid.
 
È infatti innegabile che vivremo grandi sfide dettate:
dalla velocità del cambiamento nell’organizzazione industriale;
dalla pervasività delle tecnologie digitali e delle modalità di comunicazione;
dalla globalizzazione e de-globalizzazione del mercato del lavoro;
dal decentramento e dalla volatilità dell’occupazione;
dalle nuove strategie di sviluppo e di innovazione tecnologica;
dagli impatti della transizione ecologica;
dalla rigenerazione del patrimonio edilizio e delle infrastrutture.
 
Sfide rese ancora più difficili da alcune debolezze strutturali del nostro Paese:
dall’esiguo numero di laureati, specialmente nelle materie tecnico-scientifiche,
al ridotto livello di innovazione digitale;
dallo scarso impegno nell’attuazione delle politiche verdi,
alle tante, tantissime, sovrastrutture burocratiche che frenano ogni tentativo di rinnovamento.
 
In questo contesto, riteniamo che serva stabilire un nuovo patto di fiducia: un rinnovato accordo tra Università e impresa; tra Università e istituzioni. 
 
Consci dei nostri limiti, ma consapevoli di avere un grande potenziale, sappiamo che la prima necessità è quella di riformare noi stessi. Questo è lo scopo del Position Paper che vi presentiamo oggi.
 
Occorre dotare l’Università di una nuova fisionomia. Occorre riformarla, non in senso giuridico o normativo, ma in termini effettivi, concreti, pratici; con una serie di azioni volte a rendere l’Università più moderna, flessibile e internazionale.
 
Ed è per questo che abbiamo identificato alcune direttrici utili a modernizzare la formazione, a valorizzare la ricerca e a migliorare la gestione dei nostri atenei.
 
Per cogliere le sfide delle nuove professioni e del mercato del lavoro servono interdisciplinarità e contaminazione dei saperi. Serve affrontare le esigenze di cambiamento della formazione attraverso la valorizzazione degli strumenti digitali, la didattica innovativa, la differenziazione dell’offerta formativa.
 
Per cogliere le sfide globali e non temere il confronto internazionale dobbiamo favorire le alleanze tra atenei del territorio attraverso titoli di lauree congiunti, infrastrutture di ricerca condivise, programmi di dottorato nazionali e progetti di ricerca a rete
 
Per puntare a un maggiore livello di internazionalizzazione dei nostri atenei, è necessario potenziare il reclutamento dall’estero e il rientro degli studiosi, attrarre studenti da tutto il mondo, ma anche esportare un modello di Università italiana in alcune realtà chiave. Una per tutte l’Africa. 
 
Per comprendere e anticipare le urgenze di innovazione delle imprese e delle istituzioni, abbiamo bisogno di una ricerca d’eccellenza e di un trasferimento tecnologico efficace, di sistemi di reclutamento moderni per i ricercatori, di modelli di governance degli atenei più efficaci sul piano organizzativo, tecnico e amministrativo.
 
Per disegnare un’Università aperta, creativa e accogliente, dobbiamo infine poter contare su spazi e servizi adeguati ai migliori standard. Parliamo quindi di edilizia universitaria, di nuove residenze, ma anche e soprattutto di diritto allo studio e di pari opportunità. 
 
Sono queste direttrici chiave che ci permettono di affrontare le sfide tracciate dall’Europa e raccolte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che, non a caso, è partito proprio dalla formazione, dall’istruzione e dalla ricerca.
 
In attesa di tutti gli interventi indicati per la Missione 4, siamo pronti a rispondere alle prime linee guida della Missione 4.2, che pone particolare attenzione al rapporto tra Università e impresa. 
 
Stiamo facendo uno sforzo congiunto, di coordinamento dell’intero sistema universitario per rispondere alle prossime manifestazioni di interesse. Lasciate che lo descriva attraverso questo breve video.
 

 
Si tratta di azioni importanti, che richiedono responsabilità e impegno. Un vero banco di prova per il sistema universitario, nella consapevolezza che il PNRR non sia di per sé un fine, ma un mezzo. Uno strumento con cui disegnare l’Università del domani anche grazie a un legame più stretto tra ricerca e impresa. 
 
Ma oggi siamo qui per guardare l’Università da un nuovo punto di vista. 
Ecco perché il Position Paper rappresenta una condizione necessaria, ma non sufficiente
Ecco perché l’Università non si riduce alla sola Misura 4 del PNRR.
Ecco perché l’Università non va ridefinita esclusivamente dall’interno, ma nei rapporti con la società civile, riposizionandola al centro degli obiettivi del Paese.
 
Non per essere il fulcro di politiche dedicate ed esclusive, ma in quanto portatrice di elementi chiave non solo per l’attuazione del Piano di Ripresa e Resilienza, ma soprattutto per il futuro del nostro Paese. Futuro che comincia dal 2026.
 
Questi fattori sono: conoscenza, tecnologia e capitale umano. Elementi imprescindibili che rendono il sistema universitario un grande abilitatore, un moltiplicatore nel mettere in atto le riforme che il Paese si aspetta. 
 
La nostra missione è infatti trasversale. 
 
Non credo sia possibile occuparsi di transizione ecologica o di digitalizzazione, senza dialogare con l'Università per capire quali sono le ultime tecnologie e le innovazioni di frontiera.
 
Oppure ipotizzare le riforme di giustizia, sanità e pubblica amministrazione senza misurarsi con l’Università sulle nuove competenze e professionalità e su nuovi modelli organizzativi.
 
Non ritengo percorribile una crescita efficace dei territori o una vera rigenerazione urbana senza valorizzare la presenza degli atenei, garanti di tradizioni culturali, indispensabili per una rinnovata coscienza civica e per una società più responsabile e inclusiva.
 
Questo è il messaggio chiave della giornata di oggi:
 
Non pensiamo all’Università per l’Università.
Non riduciamo il ruolo dell’Università alla sola Missione 4.
Non commettiamo l’errore di ragionare e di operare per compartimenti stagni. 
 
Il confronto inizia oggi e deve superare il perimetro del sistema accademico.  
 
Dobbiamo esserne convinti, tutti. 
A partire da chi è seduto qui in sala.
Da chi porta con sé una visione strategica.
Da chi ha grandi responsabilità.
 
Noi sapremo ascoltare i vostri contributi.
Faremo tesoro dei vostri consigli.
Saremo pronti a disegnare insieme nuovi strumenti per un Paese a prova di futuro.
 
Grazie.
Read more...

​The Italian university system at EXPO Dubai 15th Decembre 2021, Forum MUR-CRUI

The world within our borders.
The CRUI at Expo Dubai


 Untitled-removebg-preview-3CRUI-Logo-1024x248dubay

Dubai, 1st October 2021 – 31st March 2022

Sustainability, Mobility and Opportunity are the three keywords of the Expo Dubai programme. With the title “Connecting Minds and Creating the Future” Expo aims to offer innovative ideas that respond to the global emergencies of our time.

The Italian Ministry for University and Research (MUR) and the Conference of Italian University Rectors (CRUI) participate in the Expo by promoting the Italian university and research system and its excellences and highlighting the universities’ role in accelerating economic and social growth. A forum is scheduled on December 15th, with a focus on post-graduate courses taught in English, with particular reference to the Expo Dubai’s topics.

More than thirty universities are also participating in the Expo 2020 Dubai as partners of the Italy Pavilion, presenting their excellence. 

PHOTO GALLERY

Read more...

Anche CRUI e RUS alla COP26

IMG-20211110-WA0000

Maurizio Tira, membro della Giunta della CRUI con delega agli affari internazionali e Rettore a Brescia, e la Presidente della Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, Patrizia Lombardi, nella delegazione delle università italiane.

Delegati, esperti, osservatori, provenienti da tutto il mondo riuniti a Glasgow alla COP26, la 26a Conferenza delle Parti sul Cambiamento Climatico, per concordare azioni concrete in attuazione degli accordi di Parigi. 

Gli obiettivi principali sono quattro.
1. Un mondo a emissioni zero entro il 2050 limitando la crescita delle temperature non oltre 1,5 gradi.
Per raggiungere questi obiettivi ai paesi partecipanti viene chiesto di:
- accelerare l'eliminazione graduale del carbone;
- ridurre la deforestazione;
- accelerare il passaggio ai veicoli elettrici;
- incoraggiare gli investimenti nelle energie rinnovabili.

2. Proteggere le comunità e gli habitat naturali
Il clima sta cambiando e continuerà a cambiare con effetti devastanti. In occasione della COP26 si metterà a punto come consentire e incoraggiare i paesi colpiti dai cambiamenti climatici a:
- proteggere e ripristinare gli ecosistemi;
- costruire sistemi di protezione, sistemi di allarme e infrastrutture e agricoltura resilienti per evitare danni alle infrastrutture, ai mezzi di sussistenza e alle vite umane.

3. Mobilitare la finanza
I paesi sviluppati devono mantenere la loro promessa di mobilitare almeno 100 miliardi di dollari l'anno in finanziamenti per il clima entro il 2020.
Le istituzioni finanziarie internazionali devono fare la loro parte e per rendere disponibili i finanziamenti pubblici e privati necessari per garantire un mondo a emissioni zero.

4. Collaborazione e cooperazione
Alla COP26 bisogna:
- approvare il “Paris Rulebook”, le regole dettagliate che rendono operativo l'Accordo di Parigi del 2015;
- accelerare l'azione per affrontare la crisi climatica attraverso la collaborazione tra governi, imprese e società civile.

Un compito difficile che molti temono non verrà completamente raggiunto.
Rimarcabile la presenza di molti giovani e attivisti che chiedono con forza, dentro e fuori gli spazi ufficiali della Conferenza, di dichiarare uno stato di emergenza per il clima, come si è fatto per la pandemia, senza rinviare oltre decisioni drammaticamente urgenti.

https://ukcop26.org/it/iniziale/

Read more...
Subscribe to this RSS feed

Log in