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Strategia di Lisbona

La strategia di Lisbona, adottata dal Consiglio europeo straordinario del marzo 2000, si basa su un obiettivo strategico per l'Unione europea: rafforzare l'occupazione, le riforme economiche e la coesione sociale nel contesto di un'economia fondata sulla conoscenza. Le sue linee programmatiche mirano a fare dell'Unione europea l'economia più competitiva e dinamica al mondo, in grado di coniugare la crescita con nuovi e migliori posti di lavoro. La strategia di Lisbona ha fissato l'obiettivo di raggiungere un tasso medio di crescita economica del 3% circa, di portare il tasso di occupazione al 70% e quello dell'occupazione femminile al 60%, entro il 2010. 

Nel quadro della strategia di Lisbona, i successivi Consigli europei hanno evidenziato una serie di ulteriori linee di intervento: 

 lo sviluppo della società dell’informazione
 la costituzione di uno spazio europeo della ricerca
 la creazione di un ambiente favorevole all’avvio e allo sviluppo di imprese innovative
 l’ammodernamento dei sistemi di protezione sociale

Priorità nell’istruzione superiore 
L’obiettivo indicato dal Consiglio europeo a conclusione del vertice di Lisbona del marzo 2000 è che l’Europa diventi “l’economia più competitiva e dinamica al mondo basata sulla conoscenza, capace di una crescita economica sostenibile con più posti di lavoro e più qualificati e con una maggiore coesione sociale”. 

Per raggiungere questo traguardo, il Consiglio ha individuato una serie di priorità anche nell’ambito dell’istruzione e della formazione, rilevando in particolare il ruolo fondamentale della formazione rispetto allo sviluppo dell’individuo (in modo che possa realizzare appieno il proprio potenziale e condurre una vita di buon livello), della società (favorendo la democrazia, riducendo le disuguaglianze e promuovendo il valore della diversità culturale) e dell’economia (assicurando un’adeguata corrispondenza della formazione dei lavoratori allo sviluppo economico e tecnologico).

Il Consiglio europeo di Barcellona del marzo 2002 ha rilanciato le conclusioni di Lisbona, per rendere entro il 2010 i sistemi d’istruzione e di formazione dell’Unione Europea un punto di riferimento di qualità a livello mondiale. Alla luce di tali nuove sfide e per contribuire in maniera fattiva a realizzare i comuni obiettivi strategici entro il termine prefissato, i ministri dell’istruzione dei Paesi europei hanno convenuto su tre priorità che riguardano i sistemi formativi: 
- potenziarne la qualità e l’efficacia
- garantirne l’accesso da parte di tutti
- aprirli al mondo esterno

Gli interventi su questi aspetti implicano profonde trasformazioni strutturali, che ciascun Paese dovrebbe raggiungere nell’ambito e nel rispetto dei contesti culturali, normativi e giuridici nazionali, ma in accordo con il quadro definito in comune e attraverso il metodo del coordinamento aperto, ovvero attraverso meccanismi di cooperazione tra Stati e la condivisione di esperienze e modelli.

Obiettivi dei sistemi di istruzione superiore
Dal 2001 i ministri dell’istruzione hanno quindi approvato un Rapporto sugli obiettivi futuri e concreti dei sistemi di istruzione e formazione e l’anno successivo il Comitato Istruzione e la Commissione Europea hanno adottato un preciso Piano d’Azione decennale che definisce il quadro strategico per la cooperazione nel settore.

L’esigenza di rafforzare i sistemi di istruzione superiore per renderli più aderenti alle necessità e agli sviluppi della società (dalla globalizzazione, alla società della conoscenza) è del resto ampiamente condivisa già da prima della definizione dell’Agenda di Lisbona: in Europa si stava infatti sviluppando dalla fine degli anni Novanta il cosiddetto Processo di Bologna, ovvero la riflessione di vari Paesi sulle modalità di riforma dell’istruzione superiore e delle università.

Tuttavia, è in concomitanza con il forte impulso dettato dal Consiglio europeo del 2000 e dai successivi, che il Processo di Bologna si struttura e si caratterizza come la risposta concreta dei sistemi di istruzione superiore alle sfide poste dall’Agenda di Lisbona attraverso al creazione di uno spazio europeo dell’istruzione superiore.

La modernizzazione delle università europee è riconosciuta non solo quale condizione essenziale per il successo della più ampia strategia di Lisbona, ma anche quale elemento della tendenza generalizzata a passare ad un’economia sempre più globale, basata sulla conoscenza. 

Il ruolo dell’università nell’Europa della Conoscenza 
La Comunicazione della Commissione su “Il ruolo delle Università nell’Europa della Conoscenza” (COM2003 58) conferma che per raggiungere gli obiettivi di Lisbona e del Processo di Bologna, l’Europa ha bisogno di raggiungere l’eccellenza nelle sue università e che questo implica la soluzione di alcune questioni: 
1. ottenere risorse sufficienti e garantire che siano utilizzate in modo efficace;
2. garantire autonomia e professionalità nella gestione accademica;
3. concentrare risorse per raggiungere e sviluppare l’eccellenza;
4. aumentare il contributo delle università alle strategie locali e regionali;
5. istituire una cooperazione più stretta fra università e imprese per garantire la migliore divulgazione e valorizzazione delle nuove conoscenze nell’economia e nella società;
6. promuovere lo spazio europeo dell’istruzione superiore integrato allo spazio europeo della ricerca e renderli concorrenziali a livello mondiale.

Nell’ottobre 2005 il Consiglio europeo ha identificato le università e definito la correlazione tra ricerca e sviluppo quali basi della competitività europea. Anche la Comunicazione della Commissione Mobilità degli intelletti europei: creare le condizioni affinché le università contribuiscano pienamente alla strategia di Lisbona, esprime il ruolo centrale delle università nella formazione del capitale umano. 

La strategia di Lisbona include inoltre il supporto della Commissione Europea al processo intergovernativo di Bologna, in particolare nei settori della riforma dei percorsi di studio e della garanzia di qualità.

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Consolidating Higher Education Experience of Reform: norms, networks and good practice in Italy

Consolidare a livello nazionale le riforme dell'Area Europea dell'alta Formazione (EHEA), attraverso una serie di seminari tematici in cui le università e le istituzioni AFAM avranno l'opportunità di confrontarsi e dibattere i principali aspetti relativi all'innovazione del sistema e dei percorsi didattici in una prospettiva di attrattività internazionale.

Soggetti attuatori:
MIUR (Direzione Generale per lo studente, lo sviluppo e l’internazionalizzazione della formazione superiore);
- CRUI (soggetto attuatore e gestore);
- Gruppo nazionale di Esperti per la promozione dell'Area Europea dell'Alta Formazione (coordinamento scientifico delle attività): M.o Fabrizio Fanticini (Conservatorio di Parma), Sig. Andrea Fiorini (Presidente CNSU), Prof.ssa Anne Katherine Isaacs (Università di Pisa), Dott. Luca Lantero (Direttore CIMEA), M.o Alvaro Lopez Ferreira (Conservatorio de L'Aquila), Prof.ssa Carla Salvaterra (Università di Bologna), Prof. Alessandro Schiesaro (Università La Sapienza di Roma), M.o Edda Silvestri (Conservatorio Santa Cecilia), Prof.ssa Maria Sticchi Damiani (rappresentante italiano nel BFuG), Prof. Nicola Vittorio (Università Tor Vergata di Roma), Prof. Vincenzo Zara (Rettore Università del Salento).

Attività 
Seminari tematici nazionali dedicati a: 
- Riconoscimento titoli e qualifiche (2 seminari, uno per le Università e uno per le Istituzioni AFAM) 
- Processo di apprendimento incentrato sullo studente (student-centered learning) 
- Assicurazione della qualità (2 seminari) 
- Occupabilità dei laureati AFAM - programmi congiunti 
- Orientamento studentesco 
- Criticità del sistema (ad es., abbandoni, prolungamento degli studi)

Destinatari 
Università e Istituzioni AFAM, attraverso reti di Referenti individuati in ciascuna istituzione (nominati dai Rettori/Direttori) per lo sviluppo dell'EHEA. Queste reti di referenti rappresentano i naturali interlocutori del Gruppo di Esperti e dovrebbero assicurare la ricaduta a livello locale di quanto si dibatte a livello nazionale attraverso i seminari.

Output
- Diffusione dei documenti maggiormente rilevanti nel dibattito europeo sullo sviluppo dell’EHEA; 
- Traduzione di documenti europei utili alla diffusione a livello nazionale dei principali strumenti europei a supporto dello sviluppo dell’EHEA; 
- Elaborazione di linee guida o raccomandazioni per le istituzioni di alta formazione italiane (università e AFAM); 
- Sito web sull’Area Europea dell'alta Formazione, quale strumento informativo e di diffusione delle iniziative.

 

Consolidating Higher Education Experience of reform in Italy II (CHEER II)

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Resoconto del 22 gennaio

Dopo l’approvazione all’unanimità del verbale della seduta precedente, il Presidente passa alle comunicazioni, informando che un gruppo di lavoro avente ad oggetto le società partecipate costituite dalle università è stato formato dal Rettore Uricchio, al quale tutti i Rettori potranno rivolgersi per fornire utili elementi e per avere chiarimenti in merito. Situazione normativa e provvedimenti in corso - Il Presidente illustra i contenuti della Legge di Stabilità 2015 che interessano l’università, soffermandosi sugli articoli che necessitano di maggiori approfondimenti e chiarimenti, riguardo ai quali il MIUR ha manifestato la disponibilità a fornire la propria interpretazione.

Il Presidente riferisce che invierà nella giornata odierna al Ministro Giannini, insieme al Presidente del CNR Luigi Nicolais, la seguente lettera:
“Gentile Signor Ministro,
apprendiamo con sconcerto di quanto approvato ieri in Consiglio dei Ministri relativamente al decreto-legge “Misure urgenti per il settore bancario e gli investimenti”, con riferimento ai commi 2 e 3 dell’art. 5 riguardanti il trasferimento tecnologico degli Enti pubblici di ricerca e delle Università.
Riteniamo assai preoccupante e lesivo materialmente e moralmente per le Università e per gli Enti pubblici di ricerca quanto contenuto, tanto nel modo quanto nel merito. La preghiamo di intervenire al fine di ritirare il provvedimento.”

Proposte CRUI per la “costituente” dell’Università- Dopo ampia ed approfondita discussione, l’Assemblea approva la seguente lettera da inviare al Presidente del Consiglio, con il titolo “Per un'Università più giovane e più europea” :

“Gentile Presidente Renzi,
ci rivolgiamo a Lei e al Ministro Giannini per raccogliere la sfida rivolta agli Atenei anche in occasione della recente inaugurazione dell'anno accademico dell’Università di Bologna. 
Pochi punti possono rappresentare un nuovo inizio e un impegno comune:
1) un piano giovani che riduca drasticamente l'età media dei docenti e dei ricercatori e che acceleri l'ingresso di giovani studiosi, arrestandone la perdita degli ultimi anni;
2) un nuovo diritto allo studio che permetta l’accesso di più studenti nelle Università, con particolare riferimento alle aree più deboli del Paese;
3) un sistema di norme che riconosca nel rispetto del principio della trasparenza e della responsabilità le specificità delle Università rispetto alle P.A. e, attraverso la raccolta in un “Testo Unico”, ne semplifichi drasticamente l’attuale quadro di azione;
4) un rilancio della ricerca che sostenga i settori di eccellenza nella competizione internazionale, l’innovazione e il rapporto delle Università con il territorio e le Imprese;
5) un consolidamento del sistema universitario che assicuri il giusto equilibrio tra università statali e non statali in un quadro di regole con-diviso e, inoltre, differenzi chiaramente il ruolo e i compiti delle università telematiche;
6) una messa a regime del sistema di finanziamento delle Università che sappia coniugare sostenibilità, merito ed equità.

Su questi e altri punti siamo pronti a fornire il nostro contributo dando sostanza alla sfida “costituente” da Lei indicata per rendere effettivo il principio dell’autonomia responsabile delle Università. Auspicando riscontro a queste proposte, l’occasione è gradita per porgere i saluti più cordiali.”

Intervento del Prof. Xavier Prats Monnè, Direttore Generale for Education and Culture della CE - Interviene alla seduta il Prof. Xavier Prats Monnè, Direttore Generale for Education and Culture della CE, con il quale l’Assemblea si confronta approfonditamente sulle linee politiche adottate dall’Unione Europea in materia di università e ricerca.

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Resoconto del 19 febbraio

Dopo la consegna delle medaglie-ricordo della CRUI ai Rettori che hanno lasciato la carica nel corso del 2014 e l’approvazione all’unanimità del verbale della seduta precedente, il Presidente passa alle comunicazioni, facendo un breve resoconto dell’incontro avuto con il Presidente del Consiglio in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Torino, nel corso del quale il Presidente Renzi ha ribadito che la CRUI costituisce il punto di riferimento del sistema universitario.

Il Presidente comunica inoltre che il prossimo 16-17 aprile si terrà ad Anversa l’Assemblea Generale dell’EUA, nel corso della quale si procederà all’elezione di 5 componenti del Board.

Situazione normativa e provvedimenti in corso - Dopo ampia ed approfondita discussione l’Assemblea approva la seguente lettera da inviare al Ministro Giannini:

“Per un'Università più giovane e più europea -
Caro Ministro Giannini,
apprendiamo con piacere l’attenzione da lei recentemente rivolta alla stesura delle nuove procedure di abilitazione, così come la riflessione sui requisiti di accreditamento dei corsi di studio, in particolare per le Università non statali. D’altro lato non le nascondiamo la nostra preoccupazione per i crescenti adempimenti normativi e burocratici che al-lontanano sempre più l’Università italiana dalle buone pratiche europee e azzerano i già ridotti margini di autonomia.
Relativamente all’FFO, ci auguriamo che le importanti novità dello scorso anno (incluse quelle inerenti il turnover) spieghino il ritardo con il quale si è proceduto alla sua comunicazione agli Atenei, avvenuta solo verso la fine dell’esercizio di riferimento. Analogamente per il turnover.
Auspichiamo che in questo nuovo anno gli Atenei possano trovare un riscontro più ordinato temporalmente, almeno degli aspetti che sono essenziali per la gestione. Sul turnover, la ringraziamo delle anticipa-zioni sull’imminente DPCM che vorremmo vedere come inversione di tendenza rispetto al passato.
Riteniamo, inoltre, corretto rilevare alcuni elementi che le potranno es-sere utili per i prossimi adempimenti.
In generale e in primo luogo crediamo che sia necessario conoscere subito l’entità complessiva dell’FFO 2015 rispetto al 2014 e a parità di perimetro. Il ripristino dei 150 mln di euro in Legge di Stabilità è impor-tante ma è altresì chiaro che una eventuale ulteriore riduzione dell’FFO minerebbe alla radice il processo che conduce a una distribuzione più equa e alla crescita del peso della quota premiale. La percentuale di FFO ormai attribuita sulle performance è, infatti, tra i primi posti nel confronto europeo dove i livelli di finanziamento sono peraltro molto maggiori.
In secondo luogo una riflessione sul modello dei costi standard e sul periodo della sua messa a regime si rendono indispensabili. Due sono gli elementi essenziali:
- riflettere sulla struttura del modello: la definitiva affermazione del modello dei costi standard richiede la massima chiarezza sui parametri utilizzati e sugli effetti di particolari scelte;
- stabilire un transitorio sostenibile per gli Atenei: la durata del periodo per la messa a regime è associata al valore dell’FFO. Il sentiero può essere accettabile per gli Atenei e, insieme, sostenibile solo se l’FFO ritorna sui valori del 2009 e si recuperano i tagli passati (anche per gli Atenei non statali).
Inoltre, il recupero dei tagli all’FFO sia funzionale agli obiettivi di ringiovanimento del corpo docente, selezionato secondo std internazionali, di pieno diritto allo studio, di maggiore sinergie con il sistema economi-co affinché l'Università si ponga a tutti gli effetti come un volano dello sviluppo sociale ed economico.
Nello specifico, con riferimento all’FFO per l’anno in corso, si propone:
1) di applicare i costi std fino a un massimo del 30% della quota base;
2) una messa a regime del modello subordinata al progressivo recupero dei tagli all’FFO avvenuti a partire dal 2009 (oltre 800 mln!) e alla verifica circa le criticità del modello;
3) di innalzare la quota premiale non oltre il 20%; la VQR affida la valutazione al periodo 2004-2010, molto distante dall'anno in corso;
4) di riflettere sulla necessità di inserire anche parametri volti a premiare la qualità della didattica degli Atenei (ad esempio il numero di crediti conseguiti dagli studenti);
5) di fare in modo che l’FFO, se costante rispetto al 2014, si possa muovere entro un corridoio di sostenibilità (anche triennale). La nostra proposta è -2% di massima perdita e +4% di massimo guadagno per un singolo Ateneo.
Con riferimento al turnover si propone:
1) il ripristino almeno del 100% a livello aggregato: continua infatti a ridursi il numero di ricercatori e non ci sono più professori con meno di 40 anni (la nostra proposta è quella del finanziamento di un Piano Giovani Ricercatori);
2) un valore minimo di turnover in capo ai singoli Atenei crescente al crescere del valore aggregato. Il 30% relativo al 2015 sia quindi crescente negli anni successivi;
3) una modifica delle condizioni di partecipazione ai bandi per ricercatore cosiddetto di tipo b che non escluda come ora una parte importante di giovani ricercatori e che preceda una riflessione a tutto tondo sulle condizioni di accesso all'Università dei giovani riducendo i tempi, oggi su livelli davvero patologici
Serve inoltre una drastica semplificazione del quadro normativo (la nostra proposta di scrittura di un “Testo Unico”) e il riconoscimento delle specificità degli Atenei non statali in materia di adempimenti.
Auspicando che lei possa trovare utile queste riflessioni e queste pro-poste l’occasione è gradita per porgere i saluti più cordiali.”

Società partecipate delle istituzioni universitarie - L’Assemblea prende in esame il documento predisposto dal Rettore Uricchio sulle società partecipate universitarie, ritenendolo un utile modello che le università potranno adottare in vista delle scadenze previste dalle norme vigenti.</di>
Pertanto la disciplina in materia di partecipate pubbliche, estesa in modo quasi inatteso alle istituzioni universitarie, rischia di dar luogo a conseguenze probabilmente non valutate in sede di estensione della disciplina (peraltro avvenuta solo nel corso del dibattito parlamentare avente ad oggetto l’approvazione della legge di stabilità).
Per evitare di vanificare gli sforzi in corso da parte degli Atenei per contribuire alla ripresa economica del Paese, si rende quindi necessario un chiarimento che sottragga gli spin-off e le start- up accademiche dalla riorganizzazione degli assetti partecipativi per il contributo che esse possono dare all’innovazione e al trasferimento tecnologico. Analogamente, appare opportuno escludere dalla presente disciplina partecipazioni in fondazioni universitarie, consorzi e soggetti giuridici analoghi aventi finalità connesse alla missione universitaria ove l’apporto all’attività corrente abbia natura non finanziaria e quindi non abbia alcun impatto economico sui bilanci delle università stesse.”

Varie, eventuali e sopraggiunte - Con riferimento al riordino degli ordinamenti didattici delle Scuole di Specializzazione dell’area medica 2014-2015 e in relazione alla particolare ristrettezza dei tempi a disposizione per adempiere alle previste procedure di approvazione degli ordinamenti e di rilevamento delle eventuali opzioni verso gli ordinamenti riordinati, l’Assemblea ritiene opportuno chiedere al MIUR il differimento al 15 aprile dei termini fissati, onde consentire agli Atenei il puntuale assolvimento dei plurimi passaggi procedurali.

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